30/08/11

The new deal

Ce l'hanno fatta! Dopo interminabili ore passate a discutere quali fossero le strategie migliori da adottare per trovare i soldi necessari a dare solidità a questa benedetta manovra, sono riusciti a mettersi tutti d'accordo! Beh, non credo sia stato così difficile, ho l'impressione che per prendere tali decisioni gli sia bastato guardare innanzitutto ai propri interessi o poco più in là. Credo che sia andata pressapoco così: sul contributo di solidarietà saltato: "e che facciamo, tassiamo un pò di più per un paio d'anni i più ricchi? naaaaa!". Sul salvataggio dei piccoli comuni: "e dove li mettiamo tutti i trombati che prima andavano a riempire le file delle province? Almeno gli facciamo fare il sindaco in qualche paesino!". E sui risultati di queste due decisioni: "E allora da dove li prendiamo i soldi? Molto semplice: innanzitutto posticipiamo di circa 4 anni la pensione di un bel pò di gente elminando [retroattivamente] il computo del riscatto degli anni di laurea e di militare da quelli di lavoro; poi mettiamo in campo una non meglio precisata misura anti-elusione e riduciamo i vantaggi fiscali alle cooperative (possibilmente rosse!)." E quindi?

Il contributo di solidarietà, così come previsto fino a ieri, prevedeva un'aliquota del 5% da applicarsi sulla parte eccedente redditi superiori ai 90000 euro e del 10% per la parte eccedebte redditi superiori a 150000.  Questo significava, ad esempio, che chi ha un reddito di 91000 euro avrebbe dovuto pagare il 5% dei 1000 in eccedenza, ovvero 50 euro. Chi ha un reddito di 151000 euro avrebbe dovuto pagare il 5% dei 60000 in eccedenza al reddito di  90000 (ovvero 3000 euro) più il 10% dei 1000 in eccedenza sui 150000 (altri 100 euro), ovvero un totale di 3100 euro, qualcosa che, chi ha un reddito di 151000, sebbene con qualche rodimento, si sarebbe potuto permettere. Ovviamente le cifre più grosse le avrebbero pagate i redditi più alti: un reddito da 1 milione di euro avrebbe pagato 88000 euro, uno da dieci milioni 988000 euro, cifre indubbiamente altissime, ma che non avrebbero intaccato più di tanto lo standard di vita di questi pochi eletti. Questo contributo avrebbe fruttato, nei 3 anni di applicazione 3,8 miliardi di euro.

I tagli agli enti locali, sommati alla Robin Tax (addizionale IRES sulle società che operano nei settori energetici), avrebbero avuto un valore di circa 3 miliardi di euro. Di queste misure è rimasta solo l'obbligo, da parte dei piccoli comuni, di gestire i servizi in forma associata.

L'unica misura quantificabile attuata per compensare questi tagli sui tagli è quella sulle pensioni di anzianità, che vengono quindi posticipate. Tale misura vale, infatti, 1,5 miliardi di euro. Per quanto non si possa non essere d'accordo sulla necessità di alzare l'età pensionabile, il modo non appare quello giusto. Infatti il riscatto degli anni di laurea è stato pagato da molta gente profumatamente, proprio per poter andare in pensione non prima, ma in linea con chi ci và senza aver studiato. In parole povere: perchè un impiegato laureato deve andare in pensione a 63 anni, mentre il suo collega diplomato ci può andare a 58?

Per quanto riguarda le altre due misure di riequilibrio,  riguardanti norme antielusione e cooperative, non ci sono stime ufficiali sul loro valore, nè si capisce come, effettivamente, queste misure verranno poste in essere.

AV

29/08/11

Del meglio del nostro peggio

E finalmente giunse il tempo in cui Tremonti disse qualcosa che possa essere integralmente condivisibile! Difatti, alla chiusura del meeting di CL di ieri, il Ministro ha dichiarato con forza, e non è neanche la prima volta, della necessità di rilanciare gli Eurobond come strumento di stabilità e di crescita dell'area comunitaria. Come non essere d'accordo? Gli Eurobond, in qualsiasi salsa, potrebbero essere contemporaneamente uno stimolo economico e politico per riprendere il discorso dell'integrazione europea. E non sembra un caso che ciò accada dopo la proposta sul tema avanzata la settimana scorsa da Romano Prodi e già accolta da illustri economisti come, un nome per tutti, Joseph Stiglitz, premio Nobel per l'economia nel 2001 e già consigliere economico del governo Clinton (quindi non il solito economista prettamente teorico). Unica nota dolente è il sapere, sarebbe eccessivo pensare che Tremonti abbia fatto questa proposta in uno slancio europeista, che tale volontà nasce probabilemente dalla crescente consapevolezza del governo circa l'inefficacia delle misure della manovra, che, per quanto possa tagliare, trova dei limiti intrinseci nel fato d'essere di per sè fortemente depressiva. Proprio in quest'ambito entrerebbero in gioco gli eurobond, che, a detta di molti, dovrebbero servire innanzitutto a finanziare misure infrarstrutturali che possano fungere da volano per una ripresa economica che non pare poter essere ulteriormente postergata.

AV

25/08/11

E lo chiamano sciopero

Alla fine non si giocherà. La prima giornata di serie A è ormai quasi certamente slittata, dopo che la riunione di oggi, con risolutivo intervento del "sempreverde" Abete, è andata a finire con un buco nell'acqua. Quindi sabato e domenica niente calcio. Per settimane si è parlato di questo sciopero dei calciatori e fino a ieri tutta l'Italia si è indignata poichè, nella condizione economica in cui versa il nostro paese, sembrava quantomeno anacronistico che dei milionari, il cui lavoro è per definizione un gioco, decidessero di scioperare. Tutta l'Italia, dicevo, fino a ieri era indignata. Ma solo fino ad ieri poichè, proprio ieri, è uscito un articolo su Repubblica di tal Fabrizio Bocca, in cui  il giornalista spiega, con tanto di elenco numerato, le ragioni per cui sarebbe "nazional popolare" chiamare sciopero lo slittamento della prima giornata di serie A. Ma io chiedo al giornalista: ma secondo lei, se io lavoro dal lunedì al venerdì per 45 ore senza che mi venga pagato alcuno straordinario, avrò il diritto di incazzarmi e chiamare SCIOPERO questa situazione, avendo aspettato questo weekend da tre mesi(dopo aver dovuto guardare amichevoli contro squadre sconosciute dell'America Centrale alle quattro di mattina e Udinese-Arsenal come fosse Italia-Germania) per poter guardare una partita seduto sulla poltrona, colla panza di fuori ed una birra in mano nella più nazionalpopolare delle italiche figure? Ecchèccazzo.

AV

24/08/11

Il veggente

A guardare come stanno andando le cose in Europa si potrebbe arrivare a dire, con più di un pizzico d'ironia, che forse Adolf Hitler volesse solo accelerare i tempi. Il folle sogno del fuhrer era infatti quello di vedere riunita l'intera Europa sotto la bandiera tedesca e, a parte (fortunatamente) la questione della razza ariana destinata a dominarla, sembra che tale sogno si stia lentamente realizzando. Economicamente, infatti, sembra ormai evidente il predominio tedesco sul Vecchio Continente, di fatto guidato dalle decisioni della Bundesbank, che fà sembrare la Banca Centrale Europea una sua appendice anzichè il contrario. L'ultima prova del controllo della Germania sull'economia comunitaria è datata 16 agosto, allorquando il duo Merkel-Sarkozy (i cui rapporti di forza sono ben descritti dalla dimensione dei caratteri), ha di fatto negato la possibile creazione degli Eurobond, per paura che Francia e Germania debbano pagare i debiti di altri paesi. Aldilà delle ripercussioni economiche di tale decisione, dovute al fatto che tali strumenti permetterebbero, a detta di molti, di aumentare l'unità, la stabilità e la crescita dell'Unione Europea, risultano evidenti gli effetti politici di tali dichiarazioni. Germania e Francia, infatti, sembrano ormai un corpo estraneo all'Unione Europea e agli Stati, tra cui gli altri paesi fondatori come la stessa Italia, che la compongono. Di più, ed è la cosa che suona più grave, sembrano non credere più nella possibilità di una crescita dell'integrazione all'interno della stessa, dopo essere state tra le nazioni promotrici, grazie a personaggi come Monnet ed Adenauer (ma occorre non dimenticare i contributi dei nostri Spinelli e De Gasperi), della sua creazione e della sua crescita. Il coraggio non è mai stata una delle principali doti del popolo tedesco (c'hanno messo 28 anni ad abbattere un muro che divideva la loro capitale, mettetelo a Roma un muro accanto al Colosseo, i romani se lo mangiano, non fossaltro che perchè gli blocca il traffico!), avremmo tuttavia scommesso su una maggiore lungimiranza.

AV

10/08/11

Lo scudetto dei prescritti

Vorrebbero sedersi intorno ad un tavolo per porre fine alle tensioni che provoca il parlare ancora di calciopoli. Si siedano pure, ma non pensino di farlo prima che tutti abbiano chiarito le proprie posizioni a proposito di quanto è successo nel 2006. In fondo a richiederlo non è il presidente della Juventus Andrea Agnelli, né tanto meno un gruppo di suoi ultras facinorosi; a ben vedere la richiesta nasce dalla relazione del procuratore federale Stefano Palazzi in merito all'archiviazione, per prescrizione della richiesta della Juventus per l'assegnazione dello scudetto del 2006. All'interno della stessa, Palazzi ha rilevato "un illecito sportivo dell'Inter e comportamenti di Giacinto Facchetti atti ad assicurarsi dei vantaggi". Tra le motivazioni, lo stesso procuratore federale parla di "una serie di condotte che sia pur con rilevanti diversità e variazioni di sfumatura, gradazione, intensità e connotazione, e in definitiva di gravità, appare omogenea a quelle già evidenziare dai precedenti procedimenti celebrati nell'ambito della cosidetta Calciopoli".
Alla luce di tutto questo è improponibile, ora come ora, sedersi attorno ad un tavolo senza prima aver chiarito. non stupisce che siano concordi le altre squadre, Milan in primis, che da calciopoli non poteva chiedere di meglio, essendo a tuttoggi una società non più processabile in quanto già stata condannata, seppur con delle sanzioni talmente ridicole da darle la possibilità, l'anno successivo di partecipare e vincere (con pieno merito sportivo in quella stagione) la Champions League.


 
Il video della conferenza stampa di A.Agnelli del 10/8/2011 a Roma




AV

09/08/11

Pulping my country


"Ezechiele, 25:17. Il cammino dell'uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che, nel nome della carità e della buona volontà, conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre, perché egli è, in verità, il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare, e infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore, quando farò calare la mia vendetta sopra di te!"



07/08/11

Le parole sono pietre

Il  nome di questo blog deriva dalle infinite ore passate ad ascoltare le lezioni di Economia Politica del mio primo anno di Università, in cui la docente usava tale espressione ogni qualvolta le venisse posta una domanda in termini non corretti. Esso nasconde due significati principali ben precisi. Le parole sono pietre in quanto hanno un peso enorme, giacché rimangono per sempre nella memoria di chi le ha lette o ascoltate e per questo non possono essere rigirate a proprio piacimento da chi le ha pronunciate. Ma le parole sono anche "sassi precisi e aguzzi pronti da scagliare", per citare Bersani (Samuele, dei due quello non urticante), e per questo vanno scelte e indirizzate con cura.


Questo blog non avrà un tema preciso perché le penne che vi scriveranno saranno due, molto diverse e ognuno avrà i suoi temi preferiti. Il nome di questo blog dice tutto e niente; forse lo abbiamo scelto per questo. E ci serviremo delle parole, più o meno pesanti che siano, per giustificare i nostri pensieri, o almeno ci proveremo.